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Sindrome dell'Intestino Irritabile: spunti applicativi dietetici nella cura della sintomatologia


INTRODUZIONE


L’IBS (irritable bowel syndrome) è una delle patologie più comuni tra gli atleti e la general population. Caratterizzata prevalentemente da dolore addominale, la IBS può essere a sua volta ricondotta a 4 sottotipi: 1 diarroico predominante, 1 costipazione prevalente, 1 misto (sia stipsi che diarrea) e 1 non specificato con probabile assenza delle due problematiche. A livello di incidenza, la sindrome dell'intestino irritabile è un disturbo gastrointestinale comune che colpisce circa il 5-15% della popolazione occidentale, mentre su quella mondiale tale valore si assesta attorno al 11%.

Questa condizione cronica è anche tremendamente impattante sull’umore delle persone poiché si è visto possa causare ansia e depressione oltre che ad influenza la QoL (qualità della vita) non essendo quasi mai riconducibile ad una causa comune: la sua eziologia è sconosciuta, ma fattori ambientali come i cambiamenti nella routine, stress emotivo, infezione e dieta sono tutti noti per innescarne lo sviluppo. A peggiorare il tutto vi è anche la difficoltà nella diagnosi poiché altre patologie condividono gli stessi sintomi ed attualmente non esiste un test diagnostico specifico per IBS

Senza avere alcuna causa definitiva di IBS, il trattamento è per lo più focalizzato sulla gestione dei sintomi. Cambiamenti dietetici come la variazione della quantità di fibre, l'eliminazione di alimenti problematici che aumentano la produzione di gas (ad esempio i fagioli o cavolo, ecc.), cibi piccanti e la limitazione di alimenti lattiero-caseari possono funzionare per alcune persone. Una gamma di farmaci è a volte prescritta per gestire l’IBS, ma per una condizione che colpisce così tante persone, ci sono pochi trattamenti efficaci che sono ben supportati da prove scientifiche.

In questo articolo cercherò di darvi una panoramica dei trattamenti dietetici principali di questa patologia per migliorare i sintomi facendo anche un po' di "myth busting" (distruzione di miti). Fermo restando che non verranno menzionati tutte le possibili soluzioni per via della vastità dell’argomento (non verranno menzionati farmaci), sarebbe consigliato essere seguiti da un Dietista evitando il fai-da-te.


 


ALOE VERA


Iniziando dagli integratori, il primo è l'aloe vera, pensato per essere utile per il trattamento di alcuni dei sintomi associati come costipazione e diarrea. Questo è dato dalle proprietà immunomodulatorie dell'aloe che possono contribuire a ridurre l'infiammazione gastrointestinale, la quale può contribuire ai sintomi. Da studi in vitro, è anche emerso che possa avere un potenziale prebiotico andando ad aumentare i bifidobatteri benefici nell'intestino.

Un piccolo numero di RCT, una meta-analisi ed una revisione sistematica hanno confrontato l’impiego dell’aloe per alleviare i sintomi di IBS rispetto a placebo, ma, preso nel suo complesso, tale integratore alle dosi di circa 500 mg/die sembra avere poco riscontro nell'alleviare i sintomi e migliorare la QoL. Tuttavia, ciò non significa che non vi sia alcun beneficio, ma solo che erano probabilmente piuttosto piccoli e difficili da rilevare a un livello statisticamente significativo senza eseguire studi di dimensioni maggiori. Quindi, sulla base di questo, l’uso di tale integratore, per il piccolo e trascurabile beneficio che può dare, non è giustificato per un uso diffuso nella pratica clinica.



OLIO DI MENTA PIPERITA


Un altro integratore popolare è l'olio di menta piperita, il quale contiene L-Mentolo, un monoterpene che agisce come calcio antagonista nelle cellule muscolari lisce, producendo un effetto antispasmodico. L’evidenza per tale supplemento è più positiva: è stata creata una metanalisi da 12 RCT che hanno coinvolto, in totale, 835 persone. I risultati sembrano promettenti con l’olio di menta piperita significativamente superiore al placebo nel migliorare i sintomi globali di ibs e ridurre il dolore addominale. Oltre a tale buona notizia, non vi è rilevanza statistica significativa di effetti collaterali. Per alcuni individui che soffrono di IBS, può valere la pena prendere in considerazione l’olio di menta piperita in quanto sembra essere un'opzione di trattamento a breve termine sicura ed efficace con dosaggi intorno ai 400-600 mg/die



PROBIOTICI


La composizione batterica intestinale nei pazienti IBS differisce da quella dei soggetti sani presentando una minore abbondanza di Bifidobacterium e Faecalibacterium, alcuni produttori di metano altri di butirrato, ed un aumento dell'abbondanza di batteri come Lactobacillus e Ruminococcus. Si viene a creare, quindi, una minore diversità di batteri intestinali (disbiosi) rispetto ai soggetti sani soprattutto in pazienti che non hanno risposto a diete low FODMAP.

In tale scenario si configura un altro trattamento emergente: i probiotici, ovvero microrganismi vivi che, se somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell'ospite. Tali m.o. possono migliorare i sintomi di IBS introducendo cambiamenti temporanei nel microbiota intestinale e nella sua produzione di metaboliti; possono anche interagire con il sistema immunitario intestinale e relativo sistema nervoso, oltre che a modulare la motilità intestinale, l'infiammazione e l'ipersensibilità intestinale. Il campo di ricerca per l'uso di probiotici nell’IBS è ancora largamente da esplorare e non c'è neanche molta chiarezza di quali specie batteriche, e la forma in cui si trovano, siano migliori da usare. Alcune metanalisi (Hoveyda et al., 2009; Didari et al., 2015) hanno riscontrato un effetto benefico positivo dei probiotici, mentre altre (Ford et al., 2014b, Moayyedi et al., 2010) no. Il motivo di questo pool disomogeneo di informazioni è da ricercare nei diversi effetti che le diverse popolazioni batteriche esercitano sul nostro organismo. Ma in questo gran casino, alcune formulazioni basate su lactobacillus plantarum, Saccharomyces boulardii, Escherichia coli e Enterococcus faecalis (presi non nell’insieme ma il singolo probiotico) hanno migliorato i sintomi dell'IBS, mentre altri ceppi di batteri non sono stati in grado di apportare gli stessi miglioramenti. Per tale motivo è decisamente inutile consigliare a soggetti affetti da IBS di prendere solo un probiotico generico senza specificarne il ceppo.

Per coloro che desiderassero provare i probiotici per gestire l'IBS, la scelta più saggia consiste nel considerare la selezione di un prodotto contenente un ceppo che ha alcune prove cliniche per un beneficio nella IBS, e quindi di monitorare i suoi effetti dandogli il tempo per lavorare: un minimo di quattro settimane alla dose raccomandata dal produttore è fortemente consigliato.



SIMBIOTICI


I simbiotici sono integratori alimentari che combinano prebiotici e probiotici per aumentare i livelli e l'attività di microbi benefici nell'intestino. Tra coloro che sembrano avere qualche chance di approfondimento troviamo il Bacillus coagulans combinato con FOS, che hanno portato ad un miglioramento significativo del dolore addominale e della diarrea rispetto al placebo sia in pazienti adulti che pediatrici con IBS. Anche una combinazione di cellulosa, l-leucina e 29 specie probiotiche era più efficace del placebo nel migliorare alcuni sintomi in un piccolo RCT. Eppure, nonostante le ampie “speranze” secondo una meta-analisi di Ford et al., 2014, i dati sono ancora troppo pochi per trarre qualsiasi conclusione definitiva.



INTEGRATORI DI FIBRA